Il fascino del tango

elportenitoIndagine semiseria sul perchè ci piace il tango di Maurizio Mazzotta                 

inserito 25.12.2006

Premessa.

L’estate siamo soliti, mia moglie ed io, incontrarci con alcune coppie di amici nella nostra mini pista da ballo in campagna per allenarci nei passi appresi nei vari stage e corsi di tango, frequentati durante i mesi precedenti.
Dal momento che proveniamo tutti dal liscio o dai balli dell’America latina e conosciamo molte coppie che frequentano le balere, spesso le invitavamo nel tentativo di “convertirle “ al tango. Ora non più: abbiamo scoperto che tale conversione è molto spesso un processo personale che si sviluppa autonomamente.
Erano e sono bravi ballerini di fox, valzer e tango da sala, ex “compagni di merenghe“, samba, rumba.

Per il nostro tango argentino preferiamo lo stile dove è fondamentale l’abbraccio: braccia al collo, alla vita, coi messaggi veicolati soprattutto attraverso i movimenti della spalla, stretti dalla cintola in su, le gambe libere di muoversi.
Caratteristica delle milonghe, dove si balla il tango argentino, è non solo lo scambio dei partner ma proprio la ricerca della ballerina sconosciuta da parte del ballerino: una sorta di sfida con se stessi, un verificare le proprie capacità di inviare messaggi corretti. Certamente anche per nuovi contatti nella breve simulazione del rapporto uomo-donna, propria di tutti i balli di coppia, quando la coppia non è fissa.
La sera in cui erano presenti al nostro training gli amici invitati, l’incontro ovviamente diventava una “dimostrazione“, quasi una “lezioneâ€, scandita dai seguenti tempi.

Primo tempo. Gli ospiti ci guardano mentre ci alleniamo e finiamo ovviamente per esibirci, scambiandoci i partner, ed ecco lustrade: lei che strofina la caviglia sulla gamba di lui, tocco di erotismo ( e giacché…ci si lucida , lustra?, le scarpe ); ganci: gambe che si aggrappano a gambe; enganche alte: gambe in alto che accarezzano il fianco dell’uomo e gonne che scivolano fino a mezza coscia. La coppia invitata assiste e segue con espressione apparentemente neutra, indecifrabile. Certamente non è del tutto nuovo ciò che vedono, la TV mostra spesso ballerini di tango, quello con lo stile aperto, che appare più spettacolare. Secondo tempo. Ai due che si accingono a ballare insieme per apprendere i primi passi diciamo subito che è necessario trasmettere e comprendere il messaggio e che perciò, una volta spiegato e mostrato sia il passo che il movimento del corpo che lo trasmette, l’ospite maschio ballerà con una ballerina del nostro gruppo e la sua compagna con uno dei ballerini. Ben presto i due sono avvolti, stretti da braccia diverse da quelle del proprio marito o moglie: guancia-guancia o guancia-fronte. I sudori della sera estiva si mescolano, ma i due ubbidiscono, le loro espressioni continuano ad essere neutre, indecifrabili. Scopriamo il senso di quelle espressioni la volta successiva… quando non si presentano, e all’invito ripetuto chiaramente oppongono rifiuti, adducendo scuse banali. Ci è successo più di una volta. Ci è capitato pure di ascoltare frasi e parole inequivocabili: “licenziosoâ€, “scandalosoâ€, “io… mia moglie con altri…â€
A qualcuno di noi è venuta in mente quella che pare invece sia una leggenda sull’accettazione del tango nella buona società, problema discusso delle origini: il rifiuto appunto in quanto giudicato un ballo di coppia scandaloso ( cfr nota 1 in fondo ). Abbiamo scartato tale ipotesi. Anche perché nelle milonghe si vedono spesso coppie fisse, il cui scopo principale è chiaramente quello di esibirsi; avevamo notato pure una certa chiusura riconducibile alle incertezze del ballerino, timoroso di subire confronti, ma anche alla gelosia, al rifiuto di cedere ad altri la propria compagna sia pure nella simulazione del tango. Dunque eravamo convinti che alcuni più che sentire realmente il fascino del tango ne erano attratti superficialmente.
E almeno io cominciavo a chiedermi: il tango è trasgressivo? Sono gli altri – come la nostra esperienza dimostrerebbe – a vedere il tango come un ballo trasgressivo? O, se è realmente trasgressivo ( e bisognerebbe definire tale concetto ), gli appassionati del tango amano “inconsciamente†la trasgressione? Oppure sono altri i fattori che danno a questo ballo una particolare forza di attrazione?
Alla fine è sorta una esigenza. Non essendo uno storico, tanto meno un musicista, forse un mediocre ballerino, frequentatore di milonghe, essendo però uno psicologo, in pensione, per approfondire il tango, mi sono detto, voglio conoscere chi lo balla, maschi e femmine, e sapere perché subiscono il fascino del tango.

Perché questa indagine sarebbe semiseria? Ma è ovvio: sono in pensione. Tutto mi concedo. Interromperla, se mi pare. Accarezzare ipotesi che mi solleticano. Si sa che un ricercatore serio dovrebbe avere un approccio neutro. Anzi mirare a falsificare la sua stessa ipotesi, lo sa chi legge di scienza e di filosofia. Ma si sa pure che ciò accade di rado e che anzi le indagini risentono dell’effetto da aspettativa, che condizionerebbe gli stessi scienziati.
Mi piacerebbe per esempio che tutti gli studiosi fossero d’accordo sull’origine latina della parola: tango, dal verbo tangere, toccare, toccarsi, toccare il corpo dell’altro. Ma non è così. La questione etimologica è assai controversa. Anche quando qualche autore pone l’ipotesi del verbo tangir ( toccare ), è nel senso però di toccare, suonare uno strumento. Che delusione!
È semiseria, perché a me piace la trasgressione. La trasgressione crea cambiamento, rimescola le carte, rinnova la cultura. Il comportamento trasgressivo è proprio del soggetto creativo. Per natura il soggetto creativo va contro le regole. Non esiste la regola che recita più o meno: non guardare, a maggior ragione non toccare, abbracciare, la donna ( o l’uomo ) d’altri? E l’altra: che le signore non mostrano le cosce, figurarsi le calze autoreggenti ? che non abbracciano con le gambe le reni di uno sconosciuto, in pubblico naturalmente e stando in piedi, posizione considerata scomoda ? Certo che esistono queste regole. Alcune giovani donne hanno riferito lo sconcerto provato al loro primo ingresso nella milonga, sconcerto a poco a poco superato man mano che la musica entrava nelle vene e si diffondeva dalla testa ai piedi. Ascoltare queste storie è stato entusiasmante.
Ecco perché è semiseria, questa indagine. Parto con ipotesi emotivamente ancorate al mio vissuto, mi salva tuttavia la consapevolezza che voglio giocare. So che il campione sarà minimo a fronte dell’universo sempre più smisurato di neofiti ballerini, che a fronte di risorse economiche che occorrerebbero potrò contare soltanto su pochi amici.
Eppure a metà sarà seria. Quando il campione è minimo, si chiama - ricerca pilota: questo limite dichiarato conferisce serietà. Sarà seria, perché seguirò un metodo, presentato più avanti, di tutto rispetto. Non preoccupatevi sarà in APPENDICE . Non voglio tediare il lettore che vuole solo divertirsi e dare invece a chi non teme la lettura la possibilità di approfondire e sapere come si è svolta esattamente la prima fase, quella più importante, che ha permesso di definire lo strumento per l’indagine: il questionario.

 

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