La vera storia della parrucchendola e del garziere

 

 

 

 

copertina.jpgMarisa Grande ha pubblicato sul NUMERO 96 (Nov-Dic 2018) della rivista ANXA le sue riflessioni sul corto "La vera storia della parrucchendola e del garziere"

 

 

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Mail di Maurizio  a Marisa, dopo aver letto la recensione.

Grazie Marisa,

ho molto gradito ciò che hai scritto sulla mia Parrucchendola e ti spiego perchĂ©. PerchĂ© hai capito tutto e ti assicuro che non accade spesso con i corti che vogliono dire e trasmettere idee oltre che emozioni.

Il limite di un film “ristretto”, come sono i cortometraggi, è proprio quello di essere denso di “cose” per sua natura… e io in aggiunta ho il “vizio della densità”, cioè dico troppo e ogni volta poi al termine mi preoccupo e mi chiedo: si comprenderĂ  tutto? Accade tuttavia che persone, forse quelle che pensano come te e approfondiscono, mi sorprendono piacevolmente e mi dico: Allora ho fatto centro!

Oggi (forse dovremmo dire: ancora più oggi) il soffermarsi a meditare non è esigenza nemmeno di chi dovrebbe andare a fondo alle cose. Quando si legge o si assiste o si ascolta un prodotto creativo di altri che ci emoziona, dovrebbe venire spontaneo soffermarsi a meditare e ciò significa autentica curiosità, disponibilità all’ascolto, voglia di comprendere e di confrontarsi, come hai fatto tu che mi hai inviato subito dopo aver visto il mio film ciò che ti ha colpito e ciò che hai meditato.

Le tue riflessioni partono da lontano, così ora sono le tue riflessioni ad essere stimolo per me e avverto l’opportunitĂ  di precisare, anche per  sostenere, per esempio, l’inserimento nel tuo discorso della psicologia dinamica. Io come psicologo non sono di orientamento dinamico ma riconosco che il discorso centrale di Freud è convincente: ES – IO – SUPER IO proprio se e quando si analizza un prodotto creativo. Tu hai citato alcuni aspetti del film che possono essere ricondotti a queste tre istanze della personalitĂ  proposte appunto dalla psicanalisi. E infatti il finale / ES (vestito bianco e sandali) – le cose dette dal calzolaio / IO –  Pietro che non deve piĂą giudicare / SuperIO.

IL FINALE / ES : Nella prima sceneggiatura  c’era un prato verde con anime che apparivano e scomparivano e un Pietro visto di spalle senza volto. Avevamo pensato Marc, il fotografo, ed io a chiedere ospitalitĂ  al club del golf di Acaia (dove anni fa ho girato un altro film), ma una persona ci ha ostacolato e non so perchĂ©. Le vicende del cinema povero! Così alla ricerca di nuove “location”, a un certo punto mi sono detto: PerchĂ© il paradiso, cioè Pietro, non viene in terra nella calzoleria, dove c’è la persona piĂą importante della storia (Pietro dice infatti: Sono venuto a complimentarmi con te). E naturalmente se viene lo si vedrĂ  in faccia. Ma questo Pietro che viene, uomo straordinario o altro che sia, si mostra con un particolare abbigliamento: vestito bianco, panama, sciarpa bianca e…qualcosa insomma di divergente… e gli ho messo i sandali. E SOLO DOPO me lo sono spiegato e mi è piaciuto.  E a questo punto il quesito: Sono state una serie di scelte dettate dalla necessitĂ  o sono piuttosto invece scaturite dall’inconscio?

 

LE COSE DETTE DAL CALZOLAIO / IO : Erano giĂ   in partenza, appartengono alla prima sceneggiatura. Sono le cose dette dal calzolaio-autore e quindi consapevolmente.

(Molto brutto non amare ll proprio lavoro – L’importanza della scarpa che non deve essere usata per scappare –  La consapevolezza di essere immobile e la necessitĂ  di avere il vento come amico – Il non credere al Paradiso ma sentirne la necessitĂ  )

PIETRO CONTENTO PERCHÉ NON DEVE PIĂ™ GIUDICARE / SUPERIO:  Giuro, Marisa, questo non l’ho pensato nĂ© prima, nĂ© dopo.  Sì, è vero che Pietro si sente sgravato dal peso di giudicare, vero pure che vuole cambiare mestiere, ma questa idea del Superio in vacanza me la fai pensare tu. Anche perchĂ© io non ho ideato la storia avendo come guida le istanze definite dalla psicologia dinamica. E dunque è una idea che viene dall’ES? Che l’ES abbia mandato finalmente a quel paese il SUPERIO?

Il film muove i primi passi. E’ chiaro che l’hanno visto in pochi, ma, per esempio, nessuno ha capito il senso dello “scarpare”, che nasce da un gioco di parole in un contesto appunto dove si gioca con le parole per creare nuove realtĂ . Nessuno ha notato il demiurgo nel calzolaio accartocciato che arriva a inventarsi il paradiso per poterci mettere la figlia. 

Marisa abbiamo giocato a pingpong. Appena visto il  film hai scritto cose interessanti e belle. E mi hai messo in condizioni di interpretare la mia storia con un nuovo criterio.La realtĂ  la creiamo e la ricreiamo continuamente. Irrequieti. E poi, come ho scritto altrove, la creativitĂ  è una interazione e si assume per contagio.

Ciao.

maurizio

 

 

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La vera storia della parrucchendola e del garziere

 

Una storia apparentemente surreale, basata su giochi di parole, che al termine finisce per convincere perchĂ© in fondo si parla di qualcosa  che è veritĂ  incontestabile.

 

Locandina Parrucchendola  A4 2

 

PER VEDERLO VAI  A    https://www.youtube.com/user/mauriziomazzotta/videos 

 

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