Le sue dita come stecchi di mandorlo
Nonno e nipote: scambio di emozioni.
Il nonno racconta due secoli del Salento e consegna al nipote le origini della famiglia intrise di gioie, dolori e incanti
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SOMMARIO
SALENTO SALENTO !
A punta Meliso
Sulla via del ritorno
LA MAPPA DEI GUERRIERO
LE SUE DITA COME STECCHI DI MANDORLO
Una masseria fortezza
Prendi la lanterna
Tra cronaca e mito: le memorie del nonno
Un Gargantua salentino
Modesto
Il Palazzo di Nùvoli
Rosina
Francesco, il sindaco
La storia dei Guerriero.
Irene
Una duchessa nella vigna
L'educazione sessuale
Il segreto
C’era una volta Roma
Alle Torri
Ringraziamenti
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2 Sulla via del ritorno
……..Mi avventuravo su un terreno roccioso ed informe. La costa in quel punto era impraticabile e sagome incombenti si profilavano a destra e a sinistra. Non mi accorsi subito che alle mie spalle cumoli di nembi sopraggiungevano ……..
Capii che stava raccontando un sogno, e infatti:
-I sogni cambiano continuamente gli scenari, lo sai. Una lingua di terra stretta ed alta. Prima era un prato, che mi aveva portato con teneri passi fino a una scogliera che precipitava nel mare. ………..
Si zittì, e guidai nel totale silenzio della tarda mattina di maggio. Finché non dissi: -E allora, nonno?-
-Quando giunsi sulla scogliera a strapiombo, la luna ormai vinta riusciva solo debolmente a penetrare con i suoi raggi la cappa che sovrastava il mare. ……………. Il mare lo vedevo appena, anzi lo sentivo soltanto e continuava ad affascinarmi. Pensavo a cosa mai celasse ai miei occhi, che vita potesse esserci nei suoi abissi. ….
Qui mi afferrò il braccio…….mi guardava con uno sguardo che passava oltre. Non mi piaceva, avevo difficoltà a riconoscerlo. Che stava succedendo, si era stancato troppo? Rallentai. E lui pronunciò lentamente:
- …...La sua essenza! Mi affascinava ciò che di lui mi sfuggiva e che io cercavo di raggiungere. Non ero contento di goderlo con i miei sensi. Non mi bastava più. Volevo comprenderlo ………... Con la coda dell’occhio vidi che si era voltato verso il finestrino dove correvano gli ulivi. Pensai che il pensiero era lucido e il linguaggio preciso. Era il nonno insomma e mi rassicurai.…………
Si voltò di nuovo verso di me, io gli afferrai la mano: era fredda.
-Senti freddo?-
-Sì, un po’, i ricordi mi scalderanno -
-Veramente mi stavi raccontando il sogno -
Stette zitto per pochi secondi, poi riprese; mi accorgevo che mi stava guardando.
Cominciai ad avvertirlo stanco, come se si affannasse.
-Nonno, ti senti bene?-
-Per la verità non del tutto.-
-Allora basta, non parliamo.-
-No, devo finire il sogno.-
-Me lo puoi raccontare a casa. Tra mezz’ora …-
Stette in silenzio per un poco, infine riprese:
-Non ero solo, c'era qualcuno con me sulla scogliera ………………. volevo sprofondare e ripresi a pregare le mie membra rigide che non riuscivano a fare quel piccolo passo che occorreva …………-
Non parlò per alcuni minuti: raccoglieva le forze? Io cominciavo a desiderare l’arrivo a casa. Mi voltai rapidamente verso di lui per spiarlo: aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Mi preoccupai. Ecco San Cesario finalmente! Al massimo un quarto d’ora. Siamo puntuali, a casa non staranno in pensiero. Invece io sì…non mi piace il nonno, ha una strana espressione. Sento che lui, ostinato, con un filo di voce, riprende e io:
- Nonno, per favore, non ti stancare-
Non mi ascoltava..............
Riprese a parlare con frequenti pause, affaticato. Non mi piaceva, non mi piaceva, urlavo dentro di me. …………….
-Si stava alzando il vento. La luna… scomparsa del tutto. Il mare si stava svegliando… era troppo buio… ………….. Poi lo sentii, aggrediva la scogliera… innalzando al cielo spruzzi bianchi… di acqua gelata….
- Ero sferzato dal vento gelido e continuamente … bagnato dagli… spruzzi che arrivavano …fino a me. Pensai…pensai che non ero andato io da lui e che lui veniva da me… Polvere di mare che l'urto contro gli scogli faceva arrivare sino a quell'altezza. A volte schiaffi d’acqua. Il tuono si schiantava sul mio capo… c’era vento, tanto vento… …………-
Qui fece una lunga pausa e io ebbi un presentimento, brutto, molto brutto. Quando riprese a parlare, io mi asciugai gli occhi senza voltarmi verso di lui. Però rallentai, chissà perché.
-Avevo visto il mare in ogni sua espressione, Marco…. la luce della luna… le nuvole nere…calmo e irato… terribile il suo enigma.-
Per tutto il racconto, pensai, solo ora ha pronunciato il mio nome. Perciò mi voltai, lui continuava a guardare davanti a sé. E disse, con grandi pause tra una parola e l’altra:
-Mentre baciavo… la sua bava… tornò… la smania…la smania di sapere… sapere … del mare.-
Smise e guidai nel silenzio, sembrava appagato. Temevo che riprendesse e lo spiai. Aveva la testa appoggiata alla spalliera ed era un po’ scivolato. ……………… sorrisi perché si era addormentato.
Arrivammo. Mia madre venne incontro, mentre qualcuno apriva il portone per farmi entrare con l'automobile. Prima ancora che io scendessi, apparvero attorno all'automobile, improvvise e vicine, la zia e Rosina. Non me ne ero accorto che c'erano anche loro ad aspettarci e mentre giravo dalla parte del nonno per aiutarlo a scendere, sorrisi a tutte e tre.
-Si è addormentato- dissi e notai che tutte e tre si erano impietrite e lo sguardo… lo sguardo muto… Aprii la porta, vidi il nonno, abbandonato, con le spalle infossate e capii. Capii che non c’era più.
INS 30.11.2020