Imitare ha un senso il conformismo no

Imitare ha un senso, il conformismo no 

maurizio mzzotta

Un temibile mostro si annida nel gruppo: il conformismo. 

Il conformismo non spinge a uscir fuori dalle regole, a commettere misfatti, a sovvertire lo stato delle cose; il pericolo del conformismo non si vede, è un rischio subdolo, sotterraneo, strisciante. Accade quando ci si uniforma, si copia, ci si comporta come tutti senza sapere perché, senza conoscerne le conseguenze. È la perdita della coscienza critica. Dico subito che molti capi hanno simpatia per questo fenomeno, e non c’è bisogno di spiegare il perché. E a proposito di fenomeni all’interno del gruppo, se accenno a questi fenomeni si comprende in pieno che cosa è un gruppo e ciò che accade o può accadere al suo interno. 

In un gruppo, piccolo o grande che sia: tre persone oppure un partito o un’organizzazione sociale, appaiono dei fenomeni che possono essere posti idealmente su un continuo. Al centro di questo continuo c’è la coesione che è ciò che caratterizza il gruppo, nel bene e nel male. Senza la coesione il gruppo non esiste. La coesione lo definisce. Può essere debole o forte, con dinamiche violente al suo interno, ma se le persone continuano a stare insieme c’è coesione. Il fattore principale nei grandi gruppi, che stimola e mantiene la coesione, è l’accettazione da parte di tutti i membri degli scopi che il gruppo persegue, e ciò determina la cultura del gruppo. Nei gruppi piccoli la coesione è maggiore perché all’accettazione degli scopi si affianca un altro “collanteâ€, ed è la conoscenza e l’accettazione reciproca dei membri. Quando le persone stanno insieme per motivi di interesse personale, il gruppo è malato; è un gruppo formale dove si rispettano soltanto alcune regole di base; resta un gruppo che crea malessere. 

La coesione è al centro del “continuo†di fenomeni. Cosa c’è da una parte e dall’altra di questo continuo? Da una parte la devianza, dall’altra la imitazione. Dunque: devianza - COESIONE - imitazione. Aspetti positivi della vita di un gruppo. La devianza produce il cambiamento. Ugualmente con il termine “imitazione†si intende un aspetto positivo dello stare insieme nel gruppo, in quanto si imita chi si stima e chi si ama. Assumere consapevolmente atteggiamenti e comportamenti dei membri è sintomo della costituzione reale del gruppo. Il continuo così limitato rappresenta il gruppo funzionale, utile agli scopi che si perseguono. Se è necessario trovare strade nuove per raggiungere questi scopi, c’è il coraggio della devianza, se bisogna puntare al benessere del singolo partecipante si mantiene viva una dose di affettività positiva con la forza dell’imitazione. 

Il continuo però “continua†e a destra e a sinistra della COESIONE ci sono altri fenomeni. Da una parte, oltre la devianza, e dall’altra, oltre la imitazione si corrono rischi. La devianza può portare alla disgregazione, cioè alla fine del gruppo, e la imitazione alla fine di una coscienza critica, ossia alla fine dell’individuo. 

assenze-contestazione-conflitto-DEVIANZA-COESIONE-IMITAZIONE-conformismo-pressione- sottomissione 

Faccio una scelta, alla cui base c’è una preoccupazione. A me fa paura la fine dell’individuo. Per quanto io sia affascinato dal gruppo, trovo che sia da salvaguardare l’individuo, e tra la fuga dal gruppo e la sottomissione al gruppo è quest’ultima che mi inquieta. Da una parte e dall’altra i pericoli sono gravi e certamente qui si tratta della personale visione del mondo e degli uomini se consideriamo la morte dell’individuo più grave di quella del gruppo o viceversa. Io considero rischio grave la pressione che il gruppo esercita sull’individuo perché anticipa il sorgere di una leadership dittatoriale. Perciò in  queste mie note accenno al conformismo. 

Il conformismo si annida ovunque. La moda: intendo il modo di vestire, l’acconciatura dei capelli, il trucco, come lo stile architettonico, quello delle automobili, hanno un significato importante, quello di esprimere un’epoca. Gonna corta a ruota: anni Cinquanta; pantaloni a zampa di elefante: anni Settanta. La moda può essere definita il conformismo che ha un significato importante, quello di identificare un’epoca. Per il singolo individuo che si veste come si vestono tutti e solo per questo motivo, il discorso cambia. Come pure se si imita senza sapere perché, senza comprendere il significato della imitazione, senza avere un briciolo di voglia di distinguersi. Si è conformisti insomma, e si intende il peggio, quando si imita perché il modello è importante (la cravatta del capo carismatico che appare identica il giorno dopo in molti dei suoi seguaci; una festività - vedi in Italia la festa di Hallowin - tirata a forza nella propria cultura per seguire i costumi della nazione dominante); quando si imita per imitare, si vuole essere a tutti i costi come i più, come a dire: anche io anche io (vedi i modi di dire, i modi di scrivere, addirittura sbagliati: ripetizione acritica); quando si accettano i valori dominanti, le regole di vita, i modi di comportarsi senza meditare con la propria testa, senza preoccuparsi di indagare, senza cercare incoerenze e ipocrisie. 

Alla base del conformismo c’è l’incapacità di tenere a bada i suggerimenti, le insinuazioni, le sobillazioni, nel senso che non si è in grado di svelare ciò che viene nascosto; c’è il cadere vittima della suggestione, del fascino, dell’incanto, esperienze meravigliose che ci fanno sentire bene a patto che un pizzico del nostro cervello resti sveglio per cogliere ipocrisie e mistificazioni; c’è la rigidità dei processi cognitivi ed emotivi spesso formati dagli apprendimenti precedenti in famiglia o nei gruppi di adolescenti (gli adolescenti sono vittime del conformismo nel gruppo di appartenenza). 

C’è il rifiuto del Sé che si completa nella disistima, e per questo si ha bisogno e si cerca il consenso del gruppo per ottenere il quale si assumono, senza un briciolo di consapevolezza e di controllo, atteggiamenti, comportamenti, fatti e misfatti. 

 

un esenpio di imitazione ...natura e amore

 

gatti 1

 

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