Le leggi dell'apprendimento

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LE LEGGI DELL’APPRENDIMENTO

 pro memoria per l’insegnante di tango

di Maurizio Mazzotta 

Qualunque sia il contenuto d'apprendimento, chi insegna deve tener conto delle leggi

dell’ apprendimento se vuole ottimizzare il suo insegnamento.                  

Non ci si può sottrarre alle leggi dell'apprendimento.

 

   La passione per il tango, l’esigenza di contribuire in qualche modo allo sviluppo di una cultura dell’insegnamento del tango, ci spinge a socializzare le nostre conoscenze e competenze nel campo dell'insegnamento e dell'apprendimento.

  Nonostante il buon senso di sempre e gli studi di psicologia del secolo appena trascorso ( studi che qualche volta hanno confermato proprio il buon senso ), ancora si confonde - anche a livello istituzionale - la competenza in una determinata disciplina con la competenza nell’insegnarla. Se solo si medita sul fatto che l’insegnamento di per sĂ© - indipendentemente da cosa si insegna - richiede conoscenze e capacitĂ  particolari  e ben definite non si capisce in virtĂą di cosa uno che sa ( per esempio che sa ballare ) saprebbe anche insegnare a ballare.

  La confusione nasce forse semplicemente dall’ovvia considerazione che se io voglio insegnare qualcosa devo sapere questo qualcosa. Che è indiscutibile. Il punto è che non è sufficiente.

  Presentiamo qui di seguito alcune tra le piĂą importanti leggi  che regolano l’apprendimento. Non è facile applicarle, ma il nostro scopo è di mostrare soprattutto al neofita insegnante di tango quanto è complesso insegnare e dare inoltre alcune conferme a chi insegna da molto tempo e ha sviluppato una capacitĂ  di osservazione.

1 - L’insegnante definisce e “ struttura “ un programma.

L’insegnante conosce la materia e nel definire il programma tiene conto dei diversi “ pesi “ degli obiettivi da perseguire. Per questo il programma ha una struttura, cioè gli obiettivi sono posti in un determinato ordine gerarchico.  Per esempio, se per il tango:  portare il tempo, assumere una postura corretta, possono essere   considerati apprendimenti di base, questi devono avere una prioritĂ  d’insegnamento, non solo: ma devono essere considerati prerequisiti per gli apprendimenti ulteriori.

Chi insegna ( in particolare chi insegna attivitĂ  motorie ) sa quanto sia difficile togliere i difetti dopo che si sono consolidati.

 2 - L’apprendimento è significativo solo se sono coinvolte tutte le capacitĂ  dell’individuo.

Ciò significa che chi apprende deve essere in grado non solo di eseguire ma anche di operare su ciò che si è appreso con una certa autonomia. Nel caso del tango, dal momento che è una modalità espressiva, il discente deve essere in grado di interpretare la musica. Per questo nel programma l’insegnante deve inserire momenti che facilitino questi livelli massimi di performance. Che verranno stimolati ovviamente dopo che sono state raggiunte le abilità di esecuzione.

3 - Il discente ha bisogno di essere facilitato nella memorizzazione.

Molto spesso, proprio nell’insegnamento del tango, non si tiene conto dell’importanza della denominazione per esempio del “passo” nuovo da apprendere. L'associazione tra ciò che si apprende e  la sua denominazione favorisce la memorizzazione in quanto incrementa la consapevolezza. Dunque  conviene se si insegnano per esempio la  mordida,  la arrastre  tradurre questi termini ( morso, trascinamento)

4 - Il discente ha bisogno di esercitarsi e durante l’esercizio   di avere feedback costanti su quello che fa. La prima parte della frase è ovvia.  Ciò di cui spesso non si tiene conto è che contestualmente ai momenti di esercizio, chi si esercita deve poter contare su un osservatore competente, meglio se è lo stesso insegnante, che interviene non solo a correggere l’errore ( feedback correttivo ) ma anche  a sottolineare la performance realizzata correttamente. Se si sottolineano i successi, si innalza la motivazione ad apprendere e la motivazione favorisce l’apprendimento. Fare  pratica ballando senza una guida che sorvegli significa imparare male.

5 - L’insegnante e il discente hanno bisogno di momenti di verifica. Oltre alla verifica durante l’apprendimento ( punto 4 ),  l’insegnante deve mettere  in programma momenti di verifica sistematica per fare il punto della situazione rispetto agli obiettivi e quindi valutare se e come modificare il programma. Ciò permette di evitare l’irrazionale tentativo di fare apprendere nuovi passi se i discenti non hanno consolidato ciò che hanno appreso ( punto 2 ).

6 - L’apprendimento è un processo soggettivo. Chi ha esperienza di insegnamento sa che le persone si distinguono anche per il modo e per il tempo che occorre loro per apprendere. Rispettare i ritmi di apprendimento non significa che ognuno di noi per apprendere qualcosa deve andare necessariamente a lezioni private. Significa che anche in situazione di gruppo l’insegnante osserva ciò di cui ciascuno ha bisogno e interviene per quanto è possibile a personalizzare ciò che si deve apprendere.

7 - La saturazione blocca l’apprendimento. Se si pongono continuamente nuovi contenuti di apprendimento si rischia il blocco dell’ apprendimento per saturazione. Accade spesso nel tango che la motivazione alta dei discenti li spinge a chiedere cose nuove da apprendere, quasi sempre nuovi passi. L’insegnante che soddisfa tali richieste non si rende conto che rischia la saturazione negli allievi. Gli allievi se ne rendono conto dopo, e si meravigliano che non ricordano niente.

8 - Il periodo di latenza favorisce l’apprendimento. Il processo di apprendimento si svolge anche in modo inconscio. Ciò è dimostrato dai periodi di sosta ( naturalmente non sosta prolungata ) che invece di “far dimenticare” rivelano in seguito recuperi inaspettati. Considerare il periodo di latenza significa che all’interno di un corso di sei mesi si programma  una sospensione, per esempio di tre settimane, durante le quali gli allievi, consapevoli, sono come “abbandonati” senza lezioni nĂ© training.

9 - Si apprende anche per imitazione. Gli allievi imitano il maestro. Il maestro dovrebbe dare consapevolezza agli allievi di questo processo imitativo e stimolare a superarlo mostrando per esempio la postura o lo stile di altri maestri “storici“. Il rischio dell’apprendimento imitativo è quando si rivela  “implicito“, ossia senza che ci sia consapevolezza in chi apprende. La consapevolezza stimola di regola la ricerca di autonomia.

10 - Sbagliando si impara solo a sbagliare. Per ultimo ricordiamo che gli studi sull’apprendimento hanno dimostrato quanto l’antico assunto secondo il quale sbagliando si impara sia falso. Si comprende facilmente se pensiamo che l’errore di per sĂ© non indica la via corretta. Se l’allievo si accorge  che qualcosa non funziona ( ammesso che se ne accorga ), si rende conto che ha sbagliato ma non sa esattamente cosa, come e perchĂ©. Perciò non bisogna fare affidamento sugli errori. Solo il feedback correttivo corregge appunto l’apprendimento e quello positivo, cioè il successo,  lo rafforza. 

 inserito 23.10.2013

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