Le stagioni del ballo

inserito 16.11.2007 - scritto da Maurizio Mazzotta

Chi sotto i piedi sente ritmi e melodie a sessant'anni può narrare le differenti stagioni, i cambiamenti nel ballo, le diverse sollecitazioni che lo hanno accompagnato negli anni.
  A quindici anni si inventavano feste da ballo sulle terrazze… come si riuscisse a ballare sulla ruvida "chianca" - il mattone salentino per esterni - oggi sembra un mistero, che si svela appena il ricordo ci riporta a quei tempi, quando la festa da ballo era l'unica occasione di incontro con le ragazze. Allora c'era la voglia di muoversi ma il motivo principale era incontrare la ragazza che ti piaceva e stringerla tra le braccia, poco purtroppo, perché ai bordi delle piste, lungo il parapetto, c'era l'occhio ultravigile delle madri impettite e toste. E allora non ti rimaneva che ballare, nel senso di muoverti con quei pochi passi che permettevano alla ragazza di seguirti e di divertirsi. Il ballo era una scusa che comunque diventava un piacere e forse rispondeva a un bisogno.
  A vent'anni le cose cambiarono: non c'erano madri vigili nella sala Pichetti di Roma. Luogo rinomato a quei tempi come sala da ballo frequentata nel pomeriggio del sabato da ragazzi e ragazze: il ballo ancora una volta non era obiettivo primario. Conobbi una ragazza di Frosinone, rotondetta, formosa, carina…
  Anni Sessanta: i tempi e i comportamenti cambiano. Ragazzi e ragazze non hanno bisogno di incontrarsi nelle sale da ballo, ma hanno voglia di ballare, di muoversi. A Roma sorge il Piper, la famosa discoteca. La coppia si scoppia, il ballo diventa il vero scopo, catarsi, voglia che nasceva dal profondo, quasi danze di tribù primitive. Si ballava con poco garbo e passi ripetitivi, ma c'era pure chi si muoveva bene con eleganza e fantasia.
  Nuove condizioni, nuova musica, altre occasioni. Se da una parte si precisavano balli di gruppo dei giovani politicizzati e alternativi, dall'altra, anche con ritmi scatenati, tornava la voglia di coppia. Cominciai a divertirmi veramente, anche quando la voglia di coppia restrinse il ballo a un solo mattone, a un ondeggiare perenne che stimolava il tatto e l'odorato. Tornana la morbosità degli incontri della sala Pichetti. Comunque mi concentrai sul ballo e sorse in me il bisogno di competenza: studiare i passi dei latino-americani, per esempio. Più nasceva la voglia di saper ballare, più avevo voglia di scatenarmi, ma rimanevo frustrato specie quando osservavo chi aveva un repertorio invidiabile di passi e capacità di guidare la partner e di darle possibilità di esprimersi.
  Quando in questi ultimi tempi è riapparso il liscio, mi trovavo nella situazione ottimale, con una compagna che aveva la stessa voglia di imparare. Andammo a scuola ( vari maestri, forse troppi!), apprendemmo sequenze ordinate di tango, valzer, fox e latino americani e via dicendo. Imparammo a ballare. Il mio stile era compromesso ormai purtroppo dallo stomaco abbondante. Ci siamo divertiti, mia moglie ed io, finché non ci siamo stancati di un bel po' di cose. Primo: di ballare quasi esclusivamente noi due per via della sequenza rigida, preordinata e per via dei passi che sia pure in modo complementare conoscevamo entrambi. Secondo: che la sequenza rigida non permetteva di interpretare appieno la musica. Terzo: il tutto ( anche le balere sovrabbondanti di bambini e madri permissive e incoscienti ) non era più stimolante. Per quanto mi riguardava, ballato un tango, un valzer, un fox ed altri, ciascuno una volta sola, me ne sarei tornato volentieri a casa. Finché non scoprimmo il tango argentino. Ahimé! Stavamo riproducendo gli stessi errori: una sequenza preordinata, la partner fissa. Ma una milonga a Roma fu illuminante. Capimmo cosa è il tango argentino. E' la possibilità di un incontro, sia pure limitato al tempo del ballo; il rinnovarsi degli incontri ti offre stimoli nuovi, si riscoprono le differenze tra i corpi; un incontro tra i sessi complice il tango ma dal tango stesso sublimato. Dunque quasi, rivisitati e corretti, i miei quindici o trenta anni, quando ballavo col piacere di abbracciare il corpo di una donna. I dieci anni di liscio mi sembrano anni perduti, sprecati. Ora posso cimentarmi a interpretare la musica. Mi è sufficiente volteggiare con una donna il cui corpo mi attrae e trasportarla in un sogno di note e movenze variate e….. eleganti quel tanto che posso alla mia età e col mio fisico.

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