Il fascino del tango

 

Commenti e conclusioni

Ringraziamenti

Ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla definizione del questionario ( i cui nomi sono in Appendice ) e in particolare chi ha accettato di “svolgere quei compiti” che hanno permesso di rilevare i dati qualitativi della seconda parte del questionario.
Sottolineo la disponibilità di Gianni Bray, di Blu Tango, che ha portato il questionario in Svizzera; di Roberta Coen, insegnante, che lo ha diffuso nella sua scuola di Ancona; di Gino Pastore, di FAItango, che mi ha dato la possibilità di contattare i “testimoni privilegiati”, tra i quali lo considero: testimoni privilegiati in quanto tangueri con i piedi, con la testa e con il cuore. Intendo dire che non sono soltanto ballerini.
Nella tabella 1 sono riportate le frequenze di scelta delle 16 opzioni ( piĂą le 3 aggiunte dagli intervistati ) sia in totale sia nelle due colonne separate delle femmine ( 68 interviste) e dei maschi ( 54).
Il compito ( si veda il questionario – prima parte – ) era di scegliere “ non più di 5 definizioni. Rilevando i totali delle scelte ( F. 328; M.277; totale 605 ) e dividendo per i totali parziali e per il campione si ha sempre una media attorno alle 5 scelte.
La regola d’altra parte era abbastanza elastica ( da 1 a 5 scelte ) proprio perché era prevedibile che su 16 opzioni sarebbe stato difficile sceglierne una sola. Il numero minimo è stato 3 espresso solo da quattro intervistati. Il numero massimo delle scelte è stato 7, espresso da dieci intervistati. 5 scelte erano in realtà il nostro tetto, che è stato soddisfatto dalla media delle scelte. Abbiamo voluto precisare questo aspetto perché ci permette di concludere che gli intervistati si sono attenuti ( tranne qualche eccezione ) alla regola e quindi che hanno collaborato con serietà. E per questo li ringrazio.

Note sulla ricerca 

still taranto 4 copia  Se l’indagine fosse stata seria, se tutti noi, il sottoscritto e quelli che hanno collaborato, fossimo stati pagati da qualcuno che l’avesse commissionata, si sarebbe svolta in pochi mesi, avremmo avuto un campione di tutto rispetto, rappresentativo di piĂą ambienti, milonghe di cittĂ  a diverse latitudini, avremmo allargato il campione dei principianti.
Ma l’indagine era semiseria e ciò in primo luogo ha dilatato a dismisura la durata della sua realizzazione: tre anni esatti, dai primi incontri ad oggi. Ha pesato sicuramente sulla curiosità di chi ha partecipato: qualcuno se ne era dimenticato, è comprensibile. L’aspetto positivo di una tale durata è che il promotore, ovvero chi scrive, ha superato l’infatuazione della prima ipotesi ( quella della trasgressività), e ciò rende libera questa indagine dal sospetto sempre presente del condizionamento di quell’effetto da aspettativa che subiscono i ricercatori, e che rischia molto spesso di inficiare i risultati.
( Una volta per tutte: mi sono impegnato a non fare citazioni data la semiserietĂ ).
L’ indagine è durata tanto soprattutto perché non è stato facile superare la soglia prestabilita dei cento questionari. Ancora di più recuperarli.
Era previsto che sarebbe stata comunque una ricerca pilota per l’esiguità del campione che avremmo potuto raccogliere. La ricerca pilota è una indagine che possiede una sua validità, accolta dalla metodologia della ricerca in quanto è un primo sondaggio, una prima rapida ed economica verifica di quelle ipotesi teoriche che in seguito, se la ricerca pilota lo suggerisce, devono essere sottoposte più volte a verifica su campioni rappresentativi e significativi, con metodi complessi che permettono il controllo di più variabili e utilizzano test statistici che rendono più attendibili i risultati.
Per una ricerca pilota è sufficiente quello che abbiamo fatto, compresi il calcolo di frequenze e percentuali.
Attenzione! Alcuni risultati sembreranno scontati. State attenti. E’ troppo facile esprimersi così a posteriori, ed è proprio di un atteggiamento di fronte agli eventi del tutto contrario all’approccio scientifico. L’approccio scientifico mira sempre a verificare, a non dare mai nulla per scontato.
La ricerca psicologica si è rivelata spesso utile per confermare intuizioni degli uomini su loro stessi antiche di secoli. La conferma scientifica dà oggettività a quella che era “una credenza”, un “ modo di pensare, “una pseudo certezza” . Si tratta di oggettività e certezza comunque relative alle condizioni in cui si svolge l’indagine, in primo luogo il momento storico. La ricerca psicologica d’altra parte ha invalidato altre “idee”, altri costrutti ipotetici che si davano per scontati e sicuri come per esempio i seguenti: “ sbagliando si impara “, oppure “ l’abito non fa il monaco “, ( e tanti ancora ovviamente ) che si sono rivelati errati.

Il criterio di accettazione del risultato e analisi dei risultati

Non considero il confronto presentato nella tabella 2, tra tangueri “anziani” e principanti. Non si può andare oltre quello che ho già detto. Il commento che segue esamina i risultati presentati nella tabella 1 – prima parte del questionario – e tabella 3 – seconda parte.
E’ corretto stabilire a priori il criterio di accettazione del risultato, soprattutto quando si esclude l’uso in seguito dei test statistici che verificano se il risultato appunto è significativo.
Insomma mi sono detto - prima della somministrazione del questionario - quale dato numerico, quale percentuale di risposta sul totale del campione prenderò in considerazione come significativa del “modo di pensare il tango”, di “percepire il tango” da parte degli intervistati?
Ho così deciso che sarebbe stata indicativa una percentuale di frequenza nelle “scelte dei termini” che sarebbe andata oltre il 66%. Secondariamente avrei esaminato una percentuale di frequenza oltre il 51%. Ovviamente quest’ultimo dato numerico mi avrebbe consentito solo di “chiacchierare”, spaziare un po’ in ogni campo: dagli eventuali limiti della campionatura alla realtà – che bisognava accettare – che i motivi per i quali ci piace il tango sono di ogni tipo, un po’ concentrati sulle scelte che non andavano oltre al 51%. Se questi fossero stati i risultati, l’indagine, per fortuna semiseria, sarebbe stata quasi un flop. Ma state certi che l’avrei comunque presentata e diffusa.
Dalla lettura orizzontale per ogni termine/opzione emergono le frequenze, cioè quante volte quel termine è stato scelto. Dal primo “sfida” scelto da 29 intervistati agli ultimi quattro scelti da un solo intervistato. Da “ emozione “ scelto da 105 intervistati a “teatralità” scelto da 5 intervistati..
L’analisi a questo punto si sposta sui risultati che si leggono sotto la voce Percentuali, là dove si evidenziano soltanto le scelte che hanno superato il criterio di accettazione o che sono al limite oppure che servono per confronti.
“ Emozione “ è al primo posto nelle scelte con una percentuale così alta – 86% – da superare abbondantemente il mio prudente 66%. Percentuale che rimane con scarti insignificanti tra femmine e maschi. Questo risultato è così importante che mi aspetto da un momento all’altro l’invito da parte dell’associazione mondiale dei tangueri a realizzare dietro alto compenso una indagine scientifica del tutto seria…!
Una convinzione sul tango assai condivisa nelle infinite discussioni delle mail list e nei salotti è che il tango sia un gioco di ruoli. Confrontiamo le percentuali. Se è vero che occupa il secondo posto nelle scelte, è vero pure che la percentuale si differenzia tra maschi e femmine. Per i maschi al 74% e per le femmine al 67,6%, cioè il livello minimo posto per l’accettabilità del risultato. Eppure avremmo dato per scontato frequenze assai simili. Come per “emozione”. Questa disparità colpisce, è interessante e viene voglia di scoprire perché le femmine sentono meno il gioco di ruolo. Avvertono che c’è, ma per loro è meno importante. Percepiscono di più il tango come “espressione artistica “.
Al terzo posto delle scelte c’è infatti “espressione artistica”. Al limite minimo posto nel totale delle scelte. Confrontiamo femmine e maschi. Emerge il dato più interessante di questa indagine. Per le femmine è al secondo posto dopo “emozione”, a distanza dal “gioco di ruolo”. I maschi sembrano accorgersi appena che il tango può essere considerato espressione artistica. Le loro scelte non arrivano neppure al quel 51% , posto come criterio minimo di un’eventuale fascia secondaria da considerare con le molle. Altro che scontato: è una sorpresa.

Per la Tabella 3 – come già detto – le risposte date alla seconda parte del Questionario sono ridotte a 107 perché non tutti hanno affrontato l’impegno di leggere. In questa tabella il numero delle scelte per ogni opzione non arriva a quel 66% prestabilito. I totali delle scelte per le frasi 1,3,6,7 – si veda la tabella o il questionario in fondo – si collocano nella fascia tra il 51% e il 62%, che si era deciso di accogliere con riserva,
Se però distinguiamo maschi e femmine, le frasi del punto 7 hanno avuto il 72% di scelte dalla componente femminile; le frasi del punto 6 un ottimo 84% dalla componente maschile.
Analizziamo il contenuto delle sette frasi. Alcune esprimono contenuti completamente diversi tra loro, in altre si nota che le divergenze sono sottili, espressioni differenti di concetti assai simili.
La n. 2 pone l’accento sulla trasgressione; la n. 4 sul tango come rappresentazione, teatralità. Nella n. 1 già c’è un accenno a possibili emozioni: è una metafora che sintetizza espressione artistica ed emozionalità ( le mani che si toccano ). Nelle altre quattro ( 3,4,6,7 ) è presente l’aspetto emozionale in vari modi e misura. Nella n. 4 l’emozione individuale si dilata in emozione collettiva; appare eccessiva, tuttavia coglie ed esprime bene certi momenti magici delle milonghe, rari, ma da alcuni realmente percepiti. La n. 3 fa riferimento ad una metafora del tutto ancorata alla femminilità e al rapporto erotico e si parla di “ scambio intenso di emozioni “; le percentuali di scelte tra le due componenti sono assai vicine ( F. 64%; M. 60%) con uno dei due totali più alto: 62,6% . Infine le frasi n. 6 ( la milonga uno stato emozionale crescente ) e la n. 7 ( esistere…insieme alla musica e alla partner di cui avverti il battito del cuore ) sono frasi in cui si fa riferimento all’emozione sia pure da punti di vista differenti.
Con questo voglio dire che le scelte della seconda parte del questionario sono in linea con quelle della prima parte , sono in un certo senso una conferma proprio perché la maggioranza degli intervistati appuntano l’attenzione sugli aspetti emozionali ( frasi 3, 6 e 7 ) e sulla espressione artistica ( frase 1 ).
Le frequenze non sono significative come nella prima parte ma indicative di una dose di coerenza tra le risposte della prima e della seconda parte del questionario. Questo è un aspetto importante per i risultati di una ricerca.

A mio avviso una ricerca oltre a dare risposte dovrebbe suscitare nuove domande. Una ricerca è stimolante se crea problemi, interrogativi, se apre nuove strade di indagine.
Quei sette punti di scarto tra femmine e maschi sulla definizione del tango come gioco di ruolo ( non pochi per un campione così piccolo ), che molti di noi avrebbero pronosticato al 90% per ciascuna delle due componenti, dovrebbero essere sottoposti a nuova verifica su un campione più rappresentativo e la verifica dovrebbe essere approfondita per individuare gli elementi del gioco di ruolo e le eventuali differenze nel prenderli in considerazione. Per esempio: la donna si pone verso questo aspetto del tango come chi pur consapevole di “un ritorno al passato” ( l’uomo che guida e la dona che segue ), lo accetta con serenità proprio perché è una finzione? Oppure potrebbe essere che alcune, al contrario, desiderano inconsciamente che “tutto ritorni come prima” ? Lo stesso può valere per l’uomo. E dunque in sostanza per alcuni uomini e per alcune donne il tango sarebbe veramente un gioco, per altri, uomini e donne, soddisferebbe un bisogno semplicemente “ accantonato “ dall’evolversi dei ruoli nella società contemporanea. E tutto ciò, se fosse vero, in che misura?
Altro interrogativo è quello che scaturisce dai risultati sul tango come espressione artistica. La differenza qui è notevole. Perché agli uomini sfugge questo aspetto? Il ballo, i balli, di coppia e non, le danze tutte, in ogni epoca e in ogni cultura sono classificati tra le arti. Possibile che si equivochi tra “espressione artistica” e “livello dell’espressione artistica”? L’espressione artistica in una milonga, globalmente parlando, è poco più che zero, ma certamente non per ciascuno dei ballerini: basti notare quelli che imitano i loro maestri, coloro per i quali chi ha esperienza di maestri individua subito chi è o è stato il loro maestro. Comunque sia il questionario chiede se il tango è espressione artistica. E nel questionario in aggiunta alla parola chiave “espressione artistica” ( come per quasi tutti i termini ) si dice in più, semplicemente e chiaramente, “esprimersi con il corpo”, definizione valida per tutte le danze e i balli. Ed è inspiegabile che per il 50% dei maschi non lo sia. Se il questionario non è equivocabile, che cosa ha condizionato la percezione dei maschi che hanno risposto al questionario? Non trovo ipotesi per questo risultato. Se il lettore suggerisce qualcosa…

L’ indagine semiseria è giunta al termine. Chi ha qualcosa da commentare, da aggiungere, da dire scriva a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. .
E non mi riferisco solo all’ultima percentuale esaminata, ma a tutto questo che avete letto.
In particolare invito le “associazioni di tango argentino”, quelle “vere” che vogliono approfondire e hanno i soldi. Contattatemi. Organizzerò un gruppo di ricerca. Prezzi modici, e l’indagine non sarà più soltanto semiseria, ma del tutto pocoseria.

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Nota 1. Il ballo scandaloso storicamente non era il tango ma tutti i balli di coppia che dall’Europa raggiungevano l’Argentina. Valzer, polka, mazurca... La loro presenza in Argentina risale all’inizio dell’800. La milonga era dello stesso periodo. Il tango appare nella seconda meta’ dell’800 e nasce da una fusione fra i balli già citati. I balli si svolgevano nei migliori teatri, come nei teatri più popolari ed erano un fenomeno di massa. Certa stampa del periodo, fomentata anche dalla chiesa, gridava allo scandalo perché le coppie si abbracciavano. La gente però continuava a ballare non curante dei sermoni. Il tango in seguito ebbe lo stesso trattamento. Nei teatri le orchestre suonavano tutti i ritmi e bisogna arrivare ai primi del Novecento per ascoltare orchestre che suonassero solo tango. Questo a dispetto dei luoghi comuni che vogliono il tango nato nei sobborghi e fra povera gente.

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