Bugia e menzogne
Bugia e menzogne
di Maurizio Mazzotta
Ho pensato che noi umani falsifichiamo a tre livelli: primo livello, la bugia; secondo, le menzogne (al plurale); terzo, la mistificazione, che in realtà è un sistema di menzogne che ha sottosistemi di menzogne. Escludo quest’ultimo livello, non posso parlarne nella dimensione di un foglio per Facebook.
I criteri considerati per definire questi tre livelli sono sia l’interazione tra le persone sia ciò che accade come conseguenza della falsificazione.
Userò il condizionale, perché sono ipotesi. Una indagine dovrebbe verificarle.
Bugia. Questo tipo di falsificazione si spalmerebbe all’interno di un ampio spettro, ossia da bugie innocenti a quelle che producono conseguenze anche gravi. Importante: la bugia ci distingue dagli altri mammiferi, che come è noto sono dotati di capacità emotive e intellettive come noi, distinguono il bene dal male, e se producono danni si aspettano il castigo e si nascondono. Il mio gatto quando infrange un divieto si nasconde perché teme la punizione. Non così gli umani. Mio nipote quando commette un “reato†in famiglia pur sapendo di essere colpevole non si nasconde, sceglie di negare il misfatto e infatti alla madre che lo sgrida risponde convinto di non essere responsabile dell’accaduto. Lo stesso mio nipote però è sensibile alle bugie degli altri. L’altro giorno mi ascoltava mentre ero al telefono, e appena ha potuto, mi ha redarguito con una semplice affermazione: Nonno hai detto una bugia. Così sono stato costretto a rinnegare gli insegnamenti di nonni e genitori adducendo che a volte le bugie sono necessarie (e mi sono arrampicato sugli specchi per dimostrarlo). L’interazione in questo caso tra nonno e nipote ci fa capire che la bugia ha una grande elasticità a seconda della interazione tra le persone.
Menzogne. Siamo al secondo grado, il discorso sarebbe complesso. Faccio ricorso al dizionario, che sembra sostenere le mie ipotesi. “La menzogna è un’affermazione coscientemente falsa. Il termine è più elevato ed enfatico rispetto a bugia†(Devoto Oli).
Durante un interrogatorio in questura non si dicono bugie, si dicono menzogne. Le menzogne sono sempre al plurale. Sia l’interrogato al poliziotto sia i politici ai loro elettori – per carità è solo un esempio – dicono menzogne una dentro l’altra, una sopra l’altra, una a fianco dell’altra. Una caratteristica fondamentale delle menzogne è che sono buffe, se paragonate alla bugia. La bugia ben detta può conquistare. Le menzogne invece conquistano soltanto masse di individui (i politici lo sanno), mentre è raro che conquistino l’investigatore o lo psicologo e neppure l’insegnante accorto.
Quando siamo in periodi di crisi (l’attuale, per fare un esempio non peregrino) le menzogne abbastanza diffuse nel tessuto sociale, penetrano ancora più a fondo. Proprio per questo però si aprono brecce, e nelle persone più sveglie che pure abitano le masse, nel senso che sono tra la gente, si svegliano perplessità , incertezze, infine dubbi.
La menzogna incuriosisce da sempre, la si teme e proprio per questo la si usa con accuratezza e, come accennato, spesso si esagera. Avere la possibilità di scoprirla è il sogno di molti. Per questo mi soffermo sulle possibilità di svelarla e dico subito che oggi si può smascherare il menzognero. Non è semplice ed è doveroso aggiungere che molti studiosi criticano i risultati delle indagini.
Fino a qualche decennio fa si considerava solo il linguaggio verbale, più facile da osservare. Elenco alcuni indici di menzogna nel verbale:
- la distrazione: si risponde mentendo con risposte precise, ma per evitare che il discorso continui e ci si possa tradire in seguito, si richiama l’attenzione su altro;
- le contraddizioni, le informazioni irrilevanti, le spiegazioni e le giustificazioni eccessive; le incertezze; le esagerazioni; l’assenza di riferimenti personali;
- le esitazioni nelle risposte.
In questi ultimi anni la tecnologia ha permesso la svolta e telecamere digitali e programmi al computer isolano le micro manifestazioni dei linguaggi del corpo.
Tuttavia se si vuole provare a individuare le menzogne, conviene in partenza
1 – chiedersi se chi parla trae un vantaggio da ciò che dice (quesito che l’uomo intelligente si pone da sempre);
2 – ricordarsi che il menzognero sostiene la menzogna con altre menzogne.
Interessante: le indagini hanno svelato i significati di alcuni linguaggi del corpo.
- Esprimiamo con il volto una cinquantina di modi di sorridere, ciascuno con un particolare messaggio. Fondamentalmente quando il sorriso è sincero coinvolge i muscoli della bocca e quelli degli occhi. Il muscolo zigomatico si contrae e solleva gli angoli della bocca inclinandoli verso l’alto; si contrae anche il muscolo dell'occhio e si formano le “zampe di gallinaâ€: tutto ciò non è presente nel falso sorriso; in più il sorriso falso scompare dal volto in modo troppo improvviso.
- Le menzogne sono accompagnate da gesti e manipolazioni: chi mente, controlla il proprio corpo e gesticola meno del solito, teme insomma di tradirsi con l’emotività , intanto tende a scaricare il nervosismo manipolando oggetti (li schiaccia, li stritola). È tradito anche dai piedi e dalle gambe, spesso i talloni vengono sollevati e il movimento si trasmette alle gambe e alle cosce.
Per ora e per allenarvi provate soltanto a individuare questi aspetti in chi vi parla senza arrivare a conclusioni. Al contempo seguite il discorso del vostro interlocutore… se vi riesce. Scoprirete quanto è difficile badare a ciò che dice e stare anche attenti a come lo dice, perciò attenzione! rischiate che il vostro interlocutore vi apostrofi: ma mi stai a sentire? E si allontani lasciandovi di sasso.
01.05.2020