Difficoltà ad esprimere le emozioni

Cenere 9 - 2

Cenere 9 di Mirella Raganato  (Uomo angosciato?)

 

Ci sono persone che hanno difficoltà a comunicare a chiunque le proprie emozioni, sono un po’ riservate o inibite di fronte agli estranei,  ma sono invece capaci di  esprimerle a chi amano anche con entusiasmo;  e ci sono però persone che hanno proprio difficoltà a esprimerle sempre e a chiunque, persino a se stessi. E dunque non sono in grado di identificare e descrivere lo stato emozionale che provano. Un termine "alessitimia" (a=mancanza, lexis=parola,thymos=emozione) indica questo disturbo studiato da alcuni decenni:  l’alessitimico non sa esprimere ciò che prova; può peraltro apparire un individuo normale. Gli psicologi ipotizzano che sia o che sarà uno dei mali della nostra epoca, proprio di questa che è l'epoca della comunicazione! Si pensi all'abitudine che stiamo acquisendo di inibire le emozioni alla vista di reali o fittizie immagini della televisione. È una operazione che attuiamo per difenderci, ma che ci può portare all'incapacità di emozionarci. Alcuni bambini hanno difficoltà a distinguere scene di guerra dei telegiornali da sequenze di azioni violente di fiction. Gli alessitimici inibiscono la fantasia e sono invece capaci di osservare analiticamente la realtà e di riprodurla, descrivendola in qualche modo. Sono persone concrete, troppo concrete, ma un “tantino“ scarse nell'affettività; percepiscono il proprio corpo come estraneo, anche se -paradossalmente - scaricano sul corpo le loro inibizioni e soffrono di disturbi psicomotori.

Per comprendere a fondo leggete questa breve storia

Il direttore continua a parlare, ma Francesco guarda la matita con la quale il direttore sta giocherellando dall’inizio. Il direttore rammaricato gli sta dicendo che non può fare diversamente, che non gli  ha dato la possibilità di contestare il giudizio dei suoi superiori perché è vero che non produce, che sta molto al di sotto della media degli altri. Francesco sta pensando che forse dovrebbe stare più attento, dispiacersi, perché sa cosa significa la parola “licenziamento”. Invece si distrae. Ora è la cravatta del direttore, che trova buffa, coi toni del verde moccio e quelle sottili righe gialle che peggiorano il tutto. Licenziamento significa non lavorare, quindi non essere in grado di pagare per esempio l’affitto. Significa che deve mettersi a cercare un altro lavoro. Però si dice che forse dovrebbe preoccuparsi, dispiacersi. Invece ha la sensazione che tutto ciò stia accadendo a un altro, a qualcuno di cui non gli importa nulla. Oppure come se capisse la gravità e gli dispiacesse, ma solo nella testa, e  non ci fosse nessun collegamento tra  la testa e il resto del corpo. E non saprebbe cosa dire di  sé,  figurarsi se una volta uscito dalla stanza del capo qualcuno gli chiedesse: “Che  t’ha detto?”; “No, niente, ha detto che non devo venire più”.

Parliamo delle emozioni e dell'urgenza di meditare su di esse. Imparare a riconoscere  i propri stati emotivi è necessario per poter controllare il nostro pensiero, perché i processi emozionali impongono operazioni cognitive e comportamenti. Come pure il nostro modo di pensare determina o modifica le emozioni, quelle costanti che ci caratterizzano. C’è una relazione tra ciò che pensiamo, ciò che proviamo e ciò che siamo Pensiero ed  emozione si influenzano  e influenzano il comportamento.

Essere insofferente per tutto o vivere annoiati; avere paura di ogni cosa, che a volte sfocia nell'angoscia o sentirsi arrabbiati con se stessi e col mondo; al contrario vivere con gioia, con slancio verso gli altri, avvertire dentro di sé il bisogno di dare comprensione, affetto, amore. E ancora essere colti di sorpresa per eventi inaspettati, provare tristezza o disgusto per certi accadimenti, disprezzare azioni e persone. La scuola a ragione o a torto, persegue alcuni scopi educativi legati soprattutto all’istruzione. I genitori - entrambi -  dovrebbero perseguire altri scopi educativi. Educare alle emozioni è forse  obiettivo prioritario. Non sono necessarie grandi conoscenze e abilità particolari; è sufficiente essere consapevoli delle problematiche espresse qui nell’introduzione; è necessaria invece la voglia di trascorrere parte del tempo con i nostri figli. Provate a esercitarli a individuare gli stati emotivi  per definirli e in qualche modo prenderne coscienza. Parlate loro delle emozioni Fate esempi concreti e allenateli all’autosservazione nel  modo che segue.

 

 

 

 

Le mie emozioni

Utilizza la scala da 1 a 4, dove 1 significa: provo poche volte questo stato emotivo; 4: provo quasi sempre questo stato emotivo; 2 e 3 sono gradi intermedi.

 

Provo questo stato emotivo al grado… 

I

 

Noia                                        1 2 3 4
Insofferenza                             1 2 3 4
Paura                                      1 2 3 4
Rabbia                                    1 2 3 4
Dispiacere                               1 2 3 4
Gioia                                       1 2 3 4
Bisogno di avere affetto             1 2 3 4
Voglia di dare affetto                 1 2 3 4
Bisogno di protezione               1 2 3 4
Disponibilità verso gli altri          1 2 3 4


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E PERCHE’ non meditare anche su noi adulti?

Prova ad appendere a casa o in ufficio un cartello con una scritta in grande come questa:

MI DISTURBANO GLI ALTRI QUANDO...

E fai seguire un elenco - compilato dopo attenta  meditazione   di comportamenti che appunto ti disturbano

(per esempio chi siede di fronte a me e ha gli occhiali scursi che nascondono lo sguardo; quando sottovalutano la mia capacità di osservazione...)

e h

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MI ARRABBIO QUANDO GLI ALTRI...

con un seguito di comportamenti degli altri che vi irritano

 

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QUANDO CHI MI E’ DI FRONTE SI IRRITA IO MI SENTO...

e segue  l’elenco dei sentimenti che gli altri vi suscitano.

 

10.12.2020

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